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Dal Museo civico a quello archeologico: musei a Milano

SOMMARIO

Per conoscere ancora meglio Milano, anche in occasione di Expo, è necessario recarsi ai musei dedicati alla storia della città. Ci sono musei nel senso più classico del termine dove sono raccolti reperti archeologici, dipinti e cimeli e poi sono da visitare le case-museo la cui principale caratteristica, voluta dai padroni di casa dei secoli passati, è il legame indissolubile tra contenuto e contenitore. In questo modo non solo è possibile ammirare manufatti d’arte e opere di grande valore, ma anche respirare l’atmosfera delle dimore di nobili milanesi, collezionisti, mecenati o letterati

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Dal Museo civico a quello archeologico: musei a Milano

Per conoscere ancora meglio Milano e i milanesi è necessario recarsi ai musei dedicati alla storia della città. Ci sono musei nel senso più classico del termine dove sono raccolti reperti archeologici, dipinti e cimeli e poi sono da visitare le case-museo la cui principale caratteristica, voluta dai padroni di casa dei secoli passati, è il legame indissolubile tra contenuto e contenitore.

In questo modo non solo è possibile ammirare manufatti d’arte e opere di grande valore, ma anche respirare l’atmosfera delle dimore di nobili milanesi, collezionisti, mecenati o letterati.

I luoghi della storia

Nell’ex convento del Monastero Maggiore di San Maurizio, proprio dove si articolava la Milano romana, si trova il Civico Museo archeologico. Ed è proprio alla Milano romana che è dedicata la sezione più ricca del Museo: all’entrata un plastico sovrappone all’attuale città, l’antica Mediolanum.

Poi tutto un suggestivo susseguirsi di steli, epigrafi, mosaici, sculture marmoree fino a uscire nel chiostro dove si trovano i resti di una villa romana del I secolo, delle mura massimianee e una delle torri dei carceres del circo. Anche le sezioni greche, etrusca e barbarica meritano la visita.

Il primo Tricolore italiano si trova al Museo del Risorgimento. Fondato nel 1885, dal 1951 esso è ospitato nel palazzo Moriggia, in zona Brera. Progettato nel 1775 da Giuseppe Piermarini fu sede, in epoca napoleonica, del Ministero degli Esteri e, in seguito, del Ministero della Guerra; divento proprietà di una famiglia milanese fu poi donato al Comune di Milano.

Il percorso espositivo, ordinato cronologicamente in quindici sale tematiche (a cui se ne aggiungono due che ospitano esposizione temporanee), illustra attraverso dipinti, stampe, sculture, armi e cimeli (tra cui le insegne regali e il mantello indossato da Napoleone Bonaparte il 26 maggio 1805, giorno dell’Incoronazione a Re d’Italia; e la camicia rossa o il poncho di Garibaldi, il periodo di storia italiana compreso tra la prima campagna di Napoleone in Italia (1796) e l’annessione di Roma al Regno d’Italia (1870).

Il Poldi Pezzoli

Una dimora originaria del Seicento, poi riadattata nei secoli successivi, a pochi passi dal Teatro alla Scala, ospita il Museo Poldi Pezzoli, aperto ai visitatori nel 1881, due anni dopo la morte del suo fondatore, il nobile collezionista Gian Giacomo Poldi Pezzoli.

Il gentiluomo milanese a partire dal 1850 sistemò il proprio appartamento in modo che passando da una stanza all’altra, si avesse la sensazione di passare da uno stile o da un periodo storico all’altro: per esempio lo scalone e la camera da letto sono in stile barocco, l’anticamera in stile rocaille francese, la “Sala Nera” in stile del primo Rinascimento, il Gabinetto di Studio in stile del Trecento.

Nelle sale trasformate così in contenitori d’arte Gian Giacomo sistemò gli oggetti delle sue passioni. Durante la Seconda guerra mondiale il palazzo fu molto danneggiato, ma ancora ogni ambiente ospita una ampia scelta di manufatti artistici antichi.

Al primo piano nella Sala d’Armi in stile neogotico vi sono raccolte armi da parata del Rinascimento e armi da fuoco tedesche del Cinquecento e Seicento; nel Salone dell’Affresco è esposto un magnifico tappeto del 1542-43 proveniente dalla Persia; collezioni di merletti e pizzi corredo della casa di Gian Giacomo e doni di ricche signore milanesi si trovano nella Sala dei Pizzi; nella piccola biblioteca privata sono conservati ben 3500 volumi a stampa di storia, religione, letteratura, filosofia, geografia dal XV al XIX secolo tra cui incunaboli, edizioni aldine, libri illustrati del Settecento.

Con uno scenografico scalone si accede al piano nobile del palazzo. Qui si susseguono le sale che accolgono i dipinti del Rinascimento e del Settecento lombardo; la Sala degli orologi che ospita sia la collezione del padrone di casa sia acquisizioni più recenti che vanno a formare una delle più importanti collezioni d’orologi d’Italia; la Sala degli Stucchi dove sono da sempre custodite le raccolte di porcellane e maioliche acquistate personalmente da Gian Giacomo Poldi Pezzoli; la Sala dei Vetri di Murano (ex stanza da letto) dove sono raccolti oggetti archeologici e vetri di Murano; la Sala del Perugino, la Sala del Settecento Veneto e la Sala dei Trecenteschi dove si trova gran parte della collezione di dipinti di Gian Giacomo.

Da non perdere il Salone Dorato, la stanza più importante del Museo, dove è esposto il Ritratto di Dama attribuito al Pollaiolo e simbolo del Museo, la Madonna con bambino addormentato di Andrea Mantenga, il Compianto sul Cristo Morto di Sandro Botticelli e altre importanti opere. Lo Studiolo dantesco, piccola stanza delle meraviglie di una grande Wunderkammer, era lo studio privato del collezionista. Si chiama così perché i dipinti murali, gli arredi e le vetrate si ispirano al Medioevo di Dante.

Le Case Museo

I baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi allestirono al piano nobile del loro omonimo palazzo a due passi da via Montenapoleone una collezione di dipinti e manufatti d’arte. La cosa particolare è che questo patrimonio artistico di epoca quattro-cinquecentesco è contenuto in ambienti ristrutturati dai due nobili fratelli a partire dagli anni Ottanta del XIX secolo in uno stile ispirato al Cinquecento lombardo. Nel cortile del palazzo si trova una scultura in terracotta del XV secolo la Madonna del ratt (Madonna del topo) così chiamata per il topino sulla spalla del bambino Gesù.

L’elevato stile di vita dell’alta borghesia milanese si respira a Villa Necchi Campiglio in via Mozart. Costruita tra il 1932 e il 1935 dall’architetto Piero Portaluppi, la dimora è giunta a noi perfettamente conservata, sia i sobri, ma lussuosi, ambienti interni sia il giardino corredato di tennis e piscina.

Un Museo è diventata anche la casa in via Morone tra le cui mura sono stati scritti i Promessi Sposi nonché uno dei più frequentati salotti letterari dell’Ottocento. Casa Manzoni è rimasta com’era, ancora c’è la scrivania dove Alessandro Manzoni scriveva, c’è lo studio dove ricevette Garibaldi nel 1862 e Verdi nel 1868 e ovunque ritratti, stampe, cimeli di quel periodo.

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