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La Milano della notte

SOMMARIO

La Milano by night ha mille volti, disegnati dalla storia dei suoi quartieri e dall’età degli avventori dei locali. Zona Navigli è un susseguirsi di pub e lounge bar con musica dal vivo. Brera, la Montmartre milanese, è frequentata da un pubblico giovane di studenti e artisti. Corso Como ha i locali più alla moda, mentre le Colonne di San Lorenzo sono il ritrovo per i giovani. E ancora: gli aperitivi in Corso Sempione e quelli sofisticati nei grandi hotel di lusso. Ce n’è per tutti i gusti

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La Milano della notte

Milano in quanto capitale della moda e del design, cuore degli affari e polo fieristico è attrezzata per fare divertire e trascorrere piacevoli serate non solo ai milanesi, ma anche a chi arriva in città in occasione dei molteplici eventi in programma. Come fossero tante altre città dentro la metropoli, esistono a Milano diversi quartieri che dal tramonto all’alba si animano e attraggono sciami di giovani, ma non solo, in cerca di svago, chiacchiere, compagnia.

Esiste una sorta di mappa del divertimento disegnata sia dalla storia dei quartieri sia dall’età degli avventori di locali, piano bar, discoteche. Poi ci sono le stagioni a disegnare la mappa del divertimento notturno. Così con la bella stagione in una Milano che sogna di essere un’isola caraibica si affollano i chiringuiti, chioschi all’italiana dove si gustano ottimi cocktail all’aperto.

Intorno al porto di Milano

Quando si oltrepassa la Darsena, un tempo il porto di Milano, e si imboccano i Navigli Grande e Pavese pare, anche durante il giorno, di entrare in un’altra città. In realtà è quella la Milano di un tempo quando l’acqua scorreva lungo l’odierna cerchia dei Navigli. I lavori di copertura del corso d’acqua che circondava la città iniziarono nel 1929 per ragioni igieniche e sanitarie oltre che di viabilità. Rimasero scoperti il Naviglio Grande, il Naviglio Pavese e la Darsena che fino al 1979 mantenne il ruolo di scalo merci.

La zona, colpita poi da decenni di abbandono, è attualmente oggetto di un intervento di valorizzazione nell’ambito del progetto “Vie d’Acqua” . La creazione di aree verdi e alberate, il recupero di parti di Mura spagnole, la costruzione di tracciati pedonali e di nuovi pontili per la navigazione dei Navigli, sono l’obiettivo del progetto. Da sempre la zona dei Navigli ha attirato artisti, pittori, perdigiorno e una moltitudine di persone in cerca di svago, bagnanti, pescatori, canoisti compresi. La zona come un tempo ospitava i trani, le osterie milanesi dove si serviva al variegato e chiassoso popolo un vinaccio rosso sfuso, oggi è un susseguirsi di pub, trattorie, circoli, disco bar, locali con musica dal vivo, birrerie, ristoranti posti su barconi galleggianti per tutti i gusti e tasche. In particolare nel periodo estivo la zona dei Navigli è una delle più vivaci di tutta Milano.

Il quartiere di tutte le arti

Tutto gira intorno all’istituzione nel 1776 dell’Accademia di Belle Arti e della Pinacoteca. La vocazione culturale del quartiere e la presenza nella zona Brera di artisti e aspiranti tali, intellettuali e poeti di strada, cenacoli letterari ha origini antiche. Nel quartiere visse il poeta Giuseppe Parini e a partire dall’Ottocento le vie intorno all’Accademia accolsero le prima gallerie d’arte e con il tempo divennero luoghi molto frequentati dagli artisti che si ritrovavano nei caffè della zona dove nacque il movimento letterario degli scapigliati, i bohémiens italiani. La sofisticata Brera di oggi, in quei tempi neppure così lontani, era anche un ritrovo di malandrini, giocatori d’azzardo, frequentatori di bische. Al numero 17 di via Fiori Chiari si trovava il bordello di Fior Ciar, uno dei più famosi e cari della città e altri ce ne erano nelle strette, buie e complici viuzze della zona.

Il quartiere nel corso degli anni si è decisamente trasformato senza tuttavia perdere il suo carattere bohémien e sobrio. Le origini e lo spirito di Brera si accendono la sera con quelle dei numerosi locali, dei bar per l’aperitivo, delle enoteche, dei piccoli ristoranti con dehors all’aperto. La zona, un po’ una Montmartre milanese da tempo pedonale, è frequentata da un pubblico giovane di studenti e artisti, professionisti e turisti che oltre a fermarsi nei locali si fermano incuriositi davanti ai banchetti di cartomanti e artisti di strada che da sempre sono ospiti quartiere. Il bar Jamaica è ancora oggi il più esemplificativo dell’anima del quartiere. Inaugurato nel giugno 1921 il locale fu subito un punto di incontro di personaggi della vita culturale, artistica e politica di Milano. A partire dal ’48 il gestore Elio Mainini organizzò una mostra d’arte intitolata “Premio Post-Guernica” , a cui aderirono diversi artisti, sia come espositori sia come giudici connotando così il locale come “Caffè degli artisti” di Milano dove ci si incontrava per bere, litigare, scambiare idee, fondare movimenti, giocare a scopa, scherzare tra sconosciuti. Tra gli artisti che si sono seduti a un tavolino del Jamaica, solo per citarne alcuni Piero Manzoni e Lucio Fontana e i poeti Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo.

Dicotecomani e hipster

L’idea di unire architettonicamente i due quartieri, Garibaldi e Isola, è stata realizzata pienamente, eppure ciascuno di essi mantiene il proprio carattere e lo si nota soprattutto la sera. Molto vicina alla zona Brera, il quartiere intorno a corso Garibaldi, un tempo una via popolare dove vi erano botteghe di artigiani, oggi ospita una serie di lounge-bar tra un vecchio superstite negozio di casalinghi ed enoteche vecchio stile. In piazza XXV Aprile i due caselli daziari, eretti nel 1826 ai lati di Porta Garibaldi, hanno subito negli scorsi anni interventi di recupero. Oggi ospitano al loro interno, distribuiti su tre piani, un susseguirsi di ambientazioni che vengono destinate alle diverse manifestazioni legate al mondo del design e della moda. La zona un tempo era un punto di arrivo delle merci che provenivano in città sulle vie d’acqua dei Naviglio e della Martesana e ben rappresentava il volto commerciale dei milanesi.

Questa vocazione è rispettata oggi e la si ritrova nella vitalità del quartiere. In piazza XXV Aprile nel palazzo che ospitava il teatro Smeraldo c’è Eataly, teatro dei gusti specializzato in alimenti tipici. Andando verso i nuovi grattacieli si passa per Corso Como. Oggi è un susseguirsi di bar e ristoranti alla moda, e qui i giovani sono attratti dalle discoteche. Ma una tra tutte ha contribuito a scrivere la storia di questa via che fino agli anni Ottanta era un po’ considerata “periferia”. Si tratta dell’Hollywood Rythmoteque nata nel settembre del 1973 con il nome Mandala poi ribattezzata Hollywood nel 1982. Alla fine degli anni Ottanta è il regno di Dj Ringo: la discoteca attrae milanesi, turisti, vip dando a tutta la zona una nuova allure. Il quartiere Isola ha una faccia molto diversa, almeno per ora. Nel quartiere dall’anima slow e sempre più alla moda sono sempre più numerosi ristoranti etnici, pub, lounge bar, vecchie osterie e locali dove ascoltare musica dal vivo. Locali informali che piacciono agli hipster, bohémien urbani a cui piacciono i locali arredati con mobili dell’altro secolo, feticisti del cibo a km zero o del sushi, abbigliati vintage grandi consumatori di jazz, vinile, birra organica, liquori “vintage” come il Punt e Mes, l’Amaro 18 e il Carpano al posto del Martini. A metà tra i café letterari e le birrerie, all’Isola si respira un’atmosfera in divenire molto attraente.

Happy-hour napoleonico

Al termine della Seconda Guerra di Indipendenza italiana, quattro giorni dopo la sconfitta degli Austriaci nella battaglia di Magenta, l’8 giugno 1859, Napoleone III e Vittorio Emanuele II fecero il loro ingresso trionfale a Milano passando sotto l’Arco della Pace. La monumentale porta era stata voluta da Napoleone; con la caduta del Regno italico i lavori si erano interrotti per essere ripresi per volere dell’imperatore austriaco Francesco I nel 1826. Oggi nell’area pedonale intorno all’Arco a due passi dal Parco Sempione la vita notturna si scatena in un pullulare di locali che si susseguono a pochi passi l’uno dall’altro. In inverno, e ancor di più nella bella stagione, i dehors affacciati sul primo tratto di corso Sempione si riempiono di un pubblico variegato, più giovane durante il fine settimana, che si ritrova per un happy-hour o una cena in una elegante cornice neoclassica.

Non lontano alle porte del Parco Sempione c’è l’Old Fashion Club: Il locali nasce dalla matita dell’architetto Muzio che nel 1933 progettò il Palazzo dell’Arte di Milano per ospitarvi a Triennale. Il locale, sale da ballo, ristorante e lounge bar ha conosciuto alti e bassi: negli anni Sessanta si chiamava Piper e vi passarono personaggi come Patty Pravo, Lucio Dalla tra gli italiani e Jimi Hendrix tra gli artisti stranieri. Nel 1970 il locale prese il nome di Old Fashion derivato da un Long drink a base di Whiskey e soda in voga in quegli anni. Oggi l’Old Fashion Club ha riacquistato nell’aspetto l’anima futurista degli anni Trenta ed è molto frequentato in prima serata per l’aperitivo e dalla mezzanotte per ballare. All’interno del parco Sempione il Just Cavalli Restaurant & Club, è il leopardato locale dello stilista Roberto Cavalli. Giovani e meno giovani vi sono attratti per rilassarsi all’ora dell’aperitivo o una serata in discoteca.

Grand hotel senza pernottamento

Nell’ultimo decennio alcuni lussuosi hotel milanesi hanno aperto i battenti non solo a turisti straricchi, ma anche ad avventori dell’aperitivo. Il primo e più famoso è stato l’Hotel Diana Majestic in zona porta Venezia, in viale Piave 42. Questo hotel ora della catena Sheraton ha una storia bellissima. A partire dal suo nome, Diana, dea della caccia, ma anche dei torrenti e delle fonti. Nel 1842 al posto del palazzo in stile liberty che ospita l’hotel dal 1908, c’era una piscina pubblica al cui ingresso era posta proprio una statua della dea Diana. Lo stabilimento balneare, i Bagni di Diana, fu un’attrazione unica per i milanesi fino ai primi anni del Novecento quando nel progetto di riqualificazione dell’area la piscina fece posto all’elegante hotel Kursaal Diana con magnifico giardino e sala teatro. Dopo un tragico attentato dinamitardo nel 1921, l’hotel fu ristrutturato e il teatro trasformato in un cinema (chiuso definitivamente nel 1989).

Negli ultimi anni l’hotel è tornato allo sfavillante splendore della Belle Époque e ha messo a disposizione degli amanti dell’aperitivo elegante il bar déco e soprattutto il bel giardino interno, un grande lounge in mezzo al verde. Come al Diana Majestic anche all’Hotel Bulgari, dietro a via Manzoni, in via Fratelli Gabba 7/b l’aperitivo si gusta in giardino. L’ambiente attira chi è alla ricerca di una serata chic ed esclusiva. Per un calice di vino in un ambiente sofisticato e ovattato in zona centro storico c’è il nuovo Hotel Palazzo Parigi. Per godere di una vista sulla città con in mano un finger food occorre salire all’ultimo piano dell’Hotel Cavalieri in piazza Missori 1, in pieno centro. Ne vale decisamente la pena.

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