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La Milano nuova/1

SOMMARIO

A partire dal 1923 lo skyline milanese non fu più lo stesso. Torre Rasini, progettata nel 1933, Torre Locatelli dallo stile sobrio del 1939 e Torre Breda del 1950: ecco le tappe fondamentali. Poi i grattacieli degli anni Sessanta, tra cui il Pirellone che per 50 anni fu l’edificio più alto della città (e per 8 anche dell’Unione Europea)

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La Milano nuova/1

Pietro Verri se oggi giungesse a Milano non approverebbe la guglia della nuova Torre Unicredit che svetta fino a 232 metri dal suolo, ma forse neppure i 108,60 metri di altezza della panoramica Torre Branca, costruita nel 1933 in occasione della V Triennale. Il letterato del Settecento infatti si era già espresso contro la guglia maggiore del Duomo, 108,5 metri Madonnina compresa, poiché secondo lui avrebbe attirato i fulmini. Sono passati tre secoli e oggi Milano ha un nuovo skyline disegnato soprattutto negli ultimi anni.

I primi giganti

Duomo a parte, per tutto il XIX secolo a Milano si costruirono imponenti palazzi sviluppati in orizzontale, ma fino ai primi anni del Novecento il Duomo conservò il dominio sulla città e non solo per il tradizionale rispetto verso la Madonnina, ma anche per un regolamento edilizio che vietava la costruzione di palazzi che superassero i 28 metri di altezza. I primi a rompere le regole e guardare più da vicino il cielo milanese furono gli edifici (quasi) gemelli per abitazioni costruiti nel 1923 in piazza Piemonte. Si tratta di due palazzi alti 38 metri per dieci piani, che incorniciano la piazza e caratterizzano l’imbocco di via Washington. Dopo una decina di anni, in occasione della V triennale, il Comune decise di fare costruire una torre panoramica che divenisse un simbolo per la città. Fu Gio Ponti a progettare la Torre Littoria, o Torre del Parco (Sempione) oggi Torre Branca, costruita in tubi di acciaio. Un ascensore interno consente oggi, dopo una pausa durata anni, di salire in poco meno di un minuto sino al belvedere, da cui si gode una vista che spazia da Milano, alla pianura e alle Alpi.

Sempre più in alto

È ancora Gio Ponti con Emilio Lancia a progettare nel 1933 la Torre Rasini all’incrocio tra Porta Venezia e i Bastioni di porta Venezia: l’edificio è particolare perché in esso convivono le concezioni divergenti dei due architetti, al termine del loro sodalizio. L’edificio infatti presenta due corpi autonomamente disegnati, ma uniti fisicamente, benché differenti di altezza. Più legato allo stile di Ponti il corpo sobrio e squadrato rivestito di marmo bianco, su sei piani, affacciato sul corso Venezia; la torre, affacciata sui giardini pubblici, pare invece più legata alla mano di Lancia. Siamo a 45 metri. Nel 1937 il primato della torre Rasini è battuto dalla Torre costruita per la Snia Viscosa, in corso Matteotti, che tocca i 59,30 metri per 15 piani. L’ubicazione in pieno centro storico è la vera novità: la tipologia del grattacielo è un po’ una forzatura tra i palazzi storici del centro e infatti ci vorranno 21 anni prima che un altro edificio, la Torre Velasca osi anch’esso guardare in alto.

Lo stile sobrio e geometrico della Torre Snia Viscosa si ritrova nella Torre Locatelli, in piazza della Repubblica 27, progettata nel 1939 da Mario Bacciocchi. La Torre con i suoi 67 metri mantenne il primato di più alta di Milano per più di un decennio, complici anche gli anni della Seconda guerra mondiale. Davanti a lei a spaccare la simmetria dell’assetto urbano si alza la Torre Breda. Costruita tra il 1950 e il 1954 su progetto di Luigi Mattioni: supera la sua dirimpettaia di 50 metri per un totale di 116,25 metri.

I grattacieli anni Sessanta

Gli anni Cinquanta e Sessanta costituirono un periodo importante per l’urbanistica di Milano. In quegli anni la città si riappropriò di una fisionomia dopo che nel 1943 i bombardamenti avevano distrutto sia quartieri residenziali e monumenti storici sia punti strategici, come fabbriche e zone ferroviarie. Nel 1953 venne approvato un piano regolatore che prevedeva la costruzione di nuovi grattacieli e il riordino dell’area tra la Stazione Centrale e la Stazione Garibaldi, il centro direzionale. In realtà a parte la costruzione della Torre Breda e del grattacielo Pirelli, bisognerà attendere il XXI secolo per vedere attuato il progetto. Il grattacielo Pirelli in piazza Duca d’Aosta, è stato per 50 anni il più alto edificio della città (e tra il 1958 e il 1966 anche dell’Unione europea) con i suoi 127,10 metri. Esso prende il nome dallo stabilimento della Pirelli bombardato nel 1943 e sulle cui ceneri sorge.

Pirellone è il nome che i milanesi gli hanno affettuosamente dato. Il progetto pensato e ripensato da diversi architetti tra il 1955 e il 1960 è il punto di arrivo di Gio Ponti. Lo si vede nel fatto che non si tratta di un massiccio parallelepipedo regolare, ma di una figura esagonale, snella e mossa a tal punto da mostrare un aspetto diverso a seconda del lato da cui lo si guarda. Il grattacielo, comprato nel 1978 dalla Regione Lombardia, dopo un restauro conservativo, oggi ospita il Consiglio regionale. Negli stessi anni saliva verso il cielo la Torre Galfa, 109 metri, su progetto di Melchiorre Bega. Situato anch’essa nel centro direzionale all’incrocio tra via Galvani e via Fara (da qui il suo nome Galvani più Fara = Galfa), ha un’altezza di 109 metri ed è caratterizzata dall’essere un prisma interamente vetrato. Realizzata per ospitare gli uffici milanesi della società petrolifera Sarom, nel corso degli anni passò più volte di mano per poi restare abbandonata per anni. Di recente il Gruppo Unipol ha avviato lo studio del progetto di riqualificazione e valorizzazione della Torre.

Il grattacielo “con le bretelle”

L’area in cui sorge la Torre Velasca fu distrutta dai bombardamenti alleati del 1943: la Torre nacque proprio dalla nuova strategia urbanistica di restituire in altezza quanto era stato distrutto. Lo Studio BBPR pensò per questo a una Torre con diverse destinazioni di uso, suddividendo i volumi in spazi a uso pubblico, per uffici, per abitazioni. L’esigenza di ottenere la massima cubatura abitabile, sfruttando il risicato spazio a disposizione a terra, portò all’idea di espandere i volumi nella parte superiore. Da qui la ragione della caratteristica forma a fungo della Torre Velasca, che ricorda la tradizione delle torri rinascimentali. Per realizzare le ardite soluzioni architettoniche fu fondamentale l’uso del cemento armato e i “puntoni” portanti che sorreggono la parte superiore rispetto al parallelepipedo di base sono a vista e sono trattati come elementi estetici. La Torre è alta 106 metri e si trova in piazza Velasca.

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