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La peste e la dominazione spagnola: Milano verso la decadenza

SOMMARIO

Il XVI secolo non fu per Milano un periodo di prosperità: la città sprofondò nell’abbandono e nel 1630 fu vittima dell’ennesima epidemia di peste. A memoria della dominazione spagnola restano intatti dei resti (da non perdere durante il proprio soggiorno in visita di Expo) come tratti di mura, bastioni, in piazza Medaglie d’Oro, lungo viale Vittorio Veneto, e lungo la piccola circonvallazione, chiamata “cerchia delle mura spagnole”

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La peste e la dominazione spagnola: Milano verso la decadenza

Nel corso del XVI secolo il Ducato di Milano fu al centro delle contese tra i re francesi, Luigi XII prima e Francesco I poi e Carlo V. Nel 1516 l’anno successivo alla vittoriosa battaglia di Marignano, i francesi con la Pace di Noyon riottennero per un breve periodo il Ducato lombardo che tornò sotto la dominazione asburgica a seguito della battaglia di Pavia nel 1525.

Il ducato di Milano fu assegnato a Francesco II Sforza il quale governò sotto lo stretto controllo degli Asburgo. Nel 1535 alla morte dello Sforza, l’imperatore mantenne il diretto dominio del ducato, ritenendolo la “chiave d’Italia”, che poi passò ai suoi eredi: il dominio spagnolo a Milano durò fino alle soglie del XVIII secolo.

Non fu per Milano un periodo di prosperità: la città sprofondò nell’abbandono e per di più nel 1630 fu vittima dell’ennesima epidemia di peste così come si legge nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. A memoria della dominazione spagnola restano tratti di mura, bastioni, in piazza Medaglie d’Oro, lungo viale Vittorio Veneto, e lungo la piccola circonvallazione, chiamata “cerchia delle mura spagnole”. Esse erano vere e proprie fortificazioni erette per proteggere la città antica e un tratto di terreno coltivato e di riserva per lo sviluppo della città stessa.

Nel periodo spagnolo a Milano dominarono i Borromeo: San Carlo, fece di Milano la roccaforte della Controriforma cattolica e fece costruire alcune chiese tra cui San Fedele (Piazza san Fedele) costruita per ospitare la Compagnia di Gesù.

Il cugino di san Carlo il cardinale Federico Borromeo fondò a Milano nel 1609 la Biblioteca Ambrosiana, una delle prime aperte alla pubblica lettura (1609) e l’omonima Pinacoteca (piazza Pio XI, 2) ideata fin dal 1607 e costituita nel 1618 che doveva servire di modello a una futura Accademia di belle arti per la formazione e l’educazione del gusto estetico “per un servizio universale” a gloria di Dio e per la promozione integrale dei valori umanistici.

Nella Pinacoteca confluirono nel corso degli anni opere di Raffaello, Leonardo, Luini, Tiziano, Caravaggio (nella foto in alto La Cena in Emmaus), Brueghel.

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